I ragazzi a scuola e a casa, nello studio, vanno aiutati o devono fare da soli? 

Se lo chiedono tutti i genitori, con o senza figli DIS. 

Aprite la mente, riflettete:

  1. siamo tutti diversi
  2. impariamo in modo diverso
  3. impariamo a velocità differenti
  4. impariamo soprattutto quello che ci piace ed utile in quel momento
  5. gradiamo essere rispettati nel nostro bisogno di libertà, autonomia, isolamento e socialità
  6. non tolleriamo imposizioni
  7. non sopportiamo stimolazioni aggressive, prese in giro, sensi di colpa

Avete ancora la mente aperta? 

La domanda se i ragazzi vanno aiutati o no ha ancora senso nel vostro cervello?

Qual’è lo scopo che si vuole raggiungere?

Nella mia famiglia lo scopo è che i nostri figli osservino il più possibile, sappiano il più possibile, sperimentino il più possibile e mettano in pratica il più possibile per essere adulti indipendenti e liberi da imposizioni sociali di alcun tipo. Se per arrivare a questa indipendenza significa che alcune materie (o anche tutte) o solo nella discussione mio marito ed io siamo presenti, più o meno attivi nella lettura e spiegazione, più o meno propositivi ad integrare l’insegnamento scolastico quando è carente o insufficiente, più o meno riflessivi sugli argomenti trattati, più o meno creativi per trovare soluzioni compensative di breve durata su cui appoggiarsi e non adagiarsi… ben venga aiutare, che per noi significa seguire, sostenere ed incoraggiare personalità in crescita e non trasportare sacchi di patate.

Avete ancora la mente aperta?

I ragazzi che vanno seguiti nei compiti e nello studio non hanno niente che non va, semplicemente imparano meglio e più velocemente così… utilizzate al meglio anche voi questo tempo per studiare, ripassare, imparare cose nuove e socializzare con gli adolescenti.

Ai genitori, che nel corso di questi anni scolastici mi hanno sbattuto in faccia con presunzione che i loro figli dovevano assolutamente fare i compiti da soli, e si sono lanciati in pessimi commenti su quello che si faceva in altre famiglie, avrei voluto rispondere a tono, perché ogni tanto girano le scatole davanti a tanta “ignoranza”, poi però si fa un bel respiro, ci si permette una risatina sfottò e si va avanti. Questa soluzione evita un conflitto e me ne sono pentita un bel pò. Come fa una persona a porsi delle domande e mettersi in dubbio se nessuno mai gli risponde? Al genitore che si vanta dei suoi metodi educativi si può rispondere, con gentilezza e con sicurezza; lui vede solo una piccola porzione di mondo ed ignora tutto il resto. Quindi se decidete di soprassedere e non rispondere per le rime fatelo per il quieto vivere e non per “vergogna” o il timore di essere sbagliati.

I DIS, fino a quando non amano una materia, preferiscono studiarla in compagnia. Mettetevi l’anima in pace. Potrete in parte delegare ma se volete vedere dei risultati una parte dello studio devono farlo con voi.