I ragazzi a scuola e a casa, nello studio, vanno aiutati o devono fare da soli?
Se lo chiedono tutti i genitori, con o senza figli DIS.
Aprite la mente, riflettete:
- siamo tutti diversi
- impariamo in modo diverso
- impariamo a velocità differenti
- impariamo soprattutto quello che ci piace ed utile in quel momento
- gradiamo essere rispettati nel nostro bisogno di libertà, autonomia, isolamento e socialità
- non tolleriamo imposizioni
- non sopportiamo stimolazioni aggressive, prese in giro, sensi di colpa
Avete ancora la mente aperta?
La domanda se i ragazzi vanno aiutati o no ha ancora senso nel vostro cervello?
Qual’è lo scopo che si vuole raggiungere?
Nella mia famiglia lo scopo è che i nostri figli osservino il più possibile, sappiano il più possibile, sperimentino il più possibile e mettano in pratica il più possibile per essere adulti indipendenti e liberi da imposizioni sociali di alcun tipo. Se per arrivare a questa indipendenza significa che alcune materie (o anche tutte) o solo nella discussione mio marito ed io siamo presenti, più o meno attivi nella lettura e spiegazione, più o meno propositivi ad integrare l’insegnamento scolastico quando è carente o insufficiente, più o meno riflessivi sugli argomenti trattati, più o meno creativi per trovare soluzioni compensative di breve durata su cui appoggiarsi e non adagiarsi… ben venga aiutare, che per noi significa seguire, sostenere ed incoraggiare personalità in crescita e non trasportare sacchi di patate.
Avete ancora la mente aperta?
I ragazzi che vanno seguiti nei compiti e nello studio non hanno niente che non va, semplicemente imparano meglio e più velocemente così… utilizzate al meglio anche voi questo tempo per studiare, ripassare, imparare cose nuove e socializzare con gli adolescenti.
Ai genitori, che nel corso di questi anni scolastici mi hanno sbattuto in faccia con presunzione che i loro figli dovevano assolutamente fare i compiti da soli, e si sono lanciati in pessimi commenti su quello che si faceva in altre famiglie, avrei voluto rispondere a tono, perché ogni tanto girano le scatole davanti a tanta “ignoranza”, poi però si fa un bel respiro, ci si permette una risatina sfottò e si va avanti. Questa soluzione evita un conflitto e me ne sono pentita un bel pò. Come fa una persona a porsi delle domande e mettersi in dubbio se nessuno mai gli risponde? Al genitore che si vanta dei suoi metodi educativi si può rispondere, con gentilezza e con sicurezza; lui vede solo una piccola porzione di mondo ed ignora tutto il resto. Quindi se decidete di soprassedere e non rispondere per le rime fatelo per il quieto vivere e non per “vergogna” o il timore di essere sbagliati.