
Tutti noi abbiamo bisogno di uno spazio vitale, un luogo in cui stare bene e rigenerarci.
Il nostro Spatium Vivendi si chiama Amilcare, il primo nome che è venuto in testa a Jonathan per distinguere il nostro cowork familiare.
Spatium vivendi rappresenta la prima faccia del dado su cui abbiamo creato il cambiamento e la rinascita di Toc toc DISturbo.
Abbiamo fatto questa scelta interrogandoci sui bisogni della nostra famiglia e su quello che ho potuto osservare intorno a noi nei 18 mesi di permanenza a Milano.
Osservare e scegliere una nuova vita
All’inizio del 2019 ho seguito nello studio per un pò un ragazzino DSA. E’ vero che S. non riusciva a studiare ma lo studio era l’ultimo dei suoi problemi in quel momento; tutto intorno a lui lo stavano mettendo in uno stato di grande malessere.
Pensando a lui ,e a tutte le persone che nelle città sentono il peso della società insensibile, ho realizzato una lista di cose indispensabili per vivere.
Ognuno creerebbe una lista diversa, per S la prima voce era “mamma”, la figura più importante del suo universo, più importante dell’aria da respirare. La lista può cambiare nel tempo.

Il primo passo verso il cambiamento
Non ce la faccio più, ho bisogno di uno spazio vitale
ho esordito con mio marito qualche mese fa quando ho realizzato che un anno di ricerca di una casa in affitto a Milano non aveva sortito alcun effetto positivo e ne mai avrò buone nuove visto che abbiamo una famiglia insolita (4 adulti e 2 conquistatori alieni pelosi). Dovrei essere una fashion vlogger per potermi permettere in città una casa grande.
Continuo a vivere con i miei suoceri, in provincia. A me piacerebbe essere inquilina con tutti i miei diritti e doveri, ma loro preferiscono la posizione di “ospiti”… 18 mesi di ospitalità mantenendo ben separato Jillian, hikikomori, senza una cucina privata e senza un salotto privato, fanno sbarellare.
Quindi ho puntato verso uno spazio esterno che finalmente mi permettesse di avere una scrivania su cui lavorare, un tavolo su cui creare, una libreria per contenere i libri e un mobile per ospitare ordinatamente tutta la mia infinità di oggetti e colori con cui creo.
Mi serviva uno spazio multifunzione in cui anche Jillian potesse vivere, studiare, disegnare, costruire che non fosse la camera da letto.
Se vivi sempre chiuso in una stanza non puoi che ammalarti mese dopo mese.
La matrioska hygge
Per l’ufficio ho avuto moltissima fortuna, è lo spazio perfetto per creare al suo interno una serie di moduli in cui studiare, lavorare e vivere.
In 2 mesi sono riuscita a creare uno spazio Hygge , un unico spazio che contiene ambienti posizionati a modello matrioska .
Il seme, cioè la bambolina più piccola e piena è Jillian, il suo spazio è privatissimo, l’ultimo a cui si accede e solo con permesso.

Il suo spazio è contenuto in un modulo più grande, privato, che è quello di Jonathan. Non accediamo alla loro parte di spazio vitale a meno che non veniamo invitati a farlo. I loro mobili contengono le piccole cose che collezionano gli adolescenti, nessun valore economico ma un grande valore affettivo, per questo abbiamo dato ad entrambi la possibilità di chiudere i mobili a chiave. Deve essere uno spazio veramente loro, da imparare a gestire in autonomia.
Ho scelto dei paraventi opachi ma che facessero passare più luce possibile per favorire l’assimilazione della vitamina D (tasto dolente per gli HK). Spatium Vivendi fortunatamente è dotato su entrambi i lati di grandi finestre ma la luce naturale non è mai troppa
La terza bambolina, cioè uno spazio semi privato per addetti ai lavori che contiene i primi due, è quello di Cristian, e che uso anche io quando ospitiamo i corsi delle altre associazioni.
Cristian ospita anche l’enorme sedia puff in cui Jillian si accoccola quando ha voglia di disegnare e stare in compagnia .

In ultimo c’è la Matrioska madre, la più grande, lo spazio pubblico, che contiene tutti gli altri spazi privati. La madre della matrioska sono io, accolgo e proteggo, propongo e sprono, creo e diffondo.

Lo spazio pubblico si divide a vista in una zona relax con divano, poltrona, libreria, monitor per i corsi ma anche per vedere un film o un anime o videogiocare

una zona di lavoro, corsi, studio, creazione, ma anche riunione e convivio estremamente versatile e trasformabile. Finalmente ho trovato il modo di sistemare tutte le mie cose.


una zona ristoro che non dovrebbe mai mancare in ogni spazio aggregativo e di lavoro, ovviamente senza macchinette che rendono tutto troppo freddo.

Tutto è luminoso; le finestre si affacciano su un giardino condominiale, in autunno si riempie di un tappeto di foglie rosse e in primavera di un prato verde brillante. Abbiamo trasformato un normale ufficio di 60 mq nel quartiere Barona di Milano in un cowork familiare, un posto veramente accogliente.
Raccogliamo i frutti
In 2 mesi di operatività la nostra vita è cambiata in meglio, molto meglio. Io posso lavorare serena, non sono costretta ad abbandonare Jill ad altri e a stare lontana da Jo. Ho ripreso a creare. Jo frequenta una scuola esperienziale molto vicina al cowork, quando torna può studiare, disegnare, videogiocare, invitare i suoi nuovi amici e passare tempo in compagnia. Cristian si divide nei due cowork in cui lavora, qui ha molta più serenità e concentrazione, è più produttivo.
Crediamo fortemente che lavorare e studiare insieme ai figli e agli amici in un ambiente informale, accogliente e caldo, possa fare la differenza. Un’ambiente sano migliora la qualità della vita delle persone e incide sulla loro crescita personale. Il discorso è ampio, il lavoro è solo uno dei tanti aspetti del vivere sociale.
Certo non è per tutti, è una scelta di vita importante. Sicuramente alcune persone scelgono di starsene per conto proprio 6-8-12-16 ore al giorno più 2-4 di spostamenti. Alcuni vorrebbero ma sono costretti come dipendenti a stare lontano tutto il giorno dalle persone che amano.
Progetto Spatium Vivendi
Cristian ed io vogliamo diffondere Spatium Vivendi sul territorio nazionale, ed ogni sede avrà un nome proprio di persona per mantenere il senso di familiarità.
Venite a trovarci 🙂
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