Un’amica un giorno mi ha detto:

“Bellissimo il tuo sito ma le case hanno solo gli occhi e non la bocca, perchè?”.

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Alla fine di agosto ho acoltato tre genitori che mi hanno fatto riflettere molto (vedi sotto le storie). E’ ora di cambiare. Se voglio fare qualcosa di veramente utile non posso limitarmi ad osservare dalle finestre come va il mondo e rimanere passiva.

Penso sia arrivato il momento di aprire le porte nelle mie casette e dare voce a tutti, perchè i genitori si trovano troppo spesso abbandonati ed isolati.

Confrontarsi con altri genitori serve sia per riconoscere se il proprio figlio è DIS (e se loro stessi sono DIS), sia per accorgersi che non sono i soli a vivere queste esperienze. I genitori sono i tesorieri di tantissimi aspetti della vita dei DIS di cui non parla nessun libro. Se questi tesori fossero condivisi ogni anno scopriremmo tantissime cose che ci permetterebbero di vivere meglio e più serenamente. Condividendo le esperienze si uniscono le capacità e si trova la forza ed il tempo per creare.

Parlare, osservare, pensare, progettare e costruire al borgo solidale Valdiveltrica di Mondavio. Ci incontriamo e piacevolmente ci DISturbiamo per crescere insieme.

Presto pubblicherò il calendario degli incontri.

Le tre storie di genitori e figli

1) Un conoscente di mio marito, in visita al borgo, gli raccontava di aver scoperto, dopo anni di scuola tormentata, che suo figlio è dislessico, e che tramite l’insegnante di italiano, verrà curato con una speciale riabilitazione. Nelle parole del padre si sentiva la soddisfazione di aver trovato la soluzione ma anche l’astio verso il figlio. Ho provato un forte disagio ad ascoltare per caso quelle parole dette così. Sono generalmente capace di fare ascolto attivo, di astenermi da giudizi, ma in questo caso sono esplosa.

CURAREcurare cosa? Si cura un malato, non uno sano. Il ragazzino dislessico non sta male perchè è dislessico, sta male perchè gli altri pretendono da lui cose che lui farebbe in maniera differente, in tempi diversi, con scopi diversi, e, non adattandosi nello schema rigido, viene continuamente rimproverato e sminuito da chi gli impone le sue idée e metodi. I DIS non fanno riabilitazione, non hanno subito un danno da curare, possono imparare schemi e metodi per compensare e integrarsi in quel mondo che tanto li condanna, così come i non DIS potrebbero imparare i nostri schemi e metodi, se solo fossero interessati a farlo, solo che nessuno li costringe a farlo. Il padre era così sicuro delle sue parole che le mie non lo hanno toccato neanche un pò. Ho provato rabbia.

Da che parte sta questo papà? Non dalla parte del figlio. Ho avuto la sensazione che fosse arrabbiato con il ragazzino perchè questo era differente dagli altri bambini, lo scusava in quanto malato, ma non vedeva l’ora di reinserirlo in famiglia guarito e riconoscerlo di nuovo come figlio.

“Accettami per quello che sono.

Potrei stupirti con le mie capacità e sensibilità.”

2) Una mamma mi ha chiesto di confrontarci, in dubbio se suo figlio fosse disprassico o qualcos’altro. Ho provato una grande tristezza. La sua storia, come quella di tante altre madri con le stesse difficoltà, fa pensare a quanto i genitori siano abbandonati e giudicati. Quando hai un figlio DIS che ha problemi a scuola ti ritrovi invischiato in una serie infinita di procedure mediche e sociali per cercare di trovare soluzioni. Litighi con tutti quelli che hai intorno che non capiscono buona parte delle scelte che fai per lui, che non comprendono l’agitazione che ti accompagna giorno dopo giorno, mese dopo mese e anno dopo anno. Ti trovi giudicato, accusato, sminuito, colpevolizzato. Spesso non vedi risultati e non puoi contare su una certificazione che confermi ogni tuo dubbio. A forza di sentirsi sempre sotto accusa si cerca disperatamente chi ti possa dire come stanno effettivamente le cose. Si cerca il timbro, il bollino, nella speranza che una volta chiarito dove stia la difficoltà gli altri si illuminino, adeguino ed aiutino lo studente… Chi arriva alla certificazione si accorge presto che le cose intorno cambiano molto poco. Non è giusto! Un genitore di un ragazzino DIS non dovrebbe mai essere attaccato e trovarsi a mettere in dubbio le sue capacità. Ci vuole sostegno!

Da che parte è la mamma? Direi che la mamma non si può permettere di stare da una parte, è tutta occupata nella difesa e protezione della famiglia.

Credimi senza etichette.

Non è colpa di nessuno perchè non c’è una colpa.”

3) Un genitore al campus informatico chiedeva informazioni sui programmi a pagamento. “Dimmi quello che devo comprare e lo compro!” Credo che questo papà avrebbe comprato la luna per il figlio pur di sentire di star facendo la cosa giusta per lui. Ho provato incredulità. Secondo me non ci si può fermare al desiderio di aiutare economicamente i propri ragazzi, non si può delegare ad altri, bisogna condividere, capire, immergersi.

Al campus ci hanno presentato programmi free e a pagamento. Non metto in dubbio la qualità dei programmi a pagamento ma sono dell’idea di informarsi prima di comprare qualcosa. Ad esempio se sto per acquistare un programma di sintesi vocale prima cerco informazioni per capire come funziona, per ascoltare le voci e rendermi conto se mio figlio riuscirebbe a capire cosa dice la voce del programma, o se rischio di buttare via dei soldi che potrei impegnare in altre cose per lui.

Da che parte è questo papà? Dalla parte del figlio, ma senza esserne veramente coinvolto. Fa fare agli altri sperando di poter riporre fiducia in chi dovrebbe saperne di più di lui, riconosce i suoi limiti… ma chi sta più tempo e da più anni con i ragazzi? I familiari.

“Stai con me.

Impara a conoscermi, fidati di me ed io imparerò a fidarmi del mondo.”

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