Alcuni DISqualcosa sono di origine disprassica i tag sono riferiti anche ai DSA.

Una bambina è tranquilla, aspetta l’arrivo della zia che non ha mai visto. La zia la prende in braccio e l’abbraccia, le fa tanti complimenti e poi dice qualcosa che turba la bambina tanto da non riuscire più ad avvicinarsi a lei. La bambina piange e la guarda come un mostro. Che ha detto la zia?

Ti MANGIO!

Ti MANGIO!

I disprassici percepiscono le parole in maniera letterale, è una difficoltà che imparano a gestire diventando grandi, grazie all’esperienza. Impiegano tempo a dare la giusta sfumatura ad una parola grazie al contesto, alla battuta, al gergo, ai doppi sensi e ai diversi significati. Non recepiscono le battute, spesso scambiate per aggressioni.

Questo può sembrare comico, ed effettivamente scappa il sorriso a guardare certe situazioni da fuori, ad esempio quando in una comitiva qualcuno dice qualcosa di buffo e l’amico DIS non ride subito ma si interroga sul significato della storia, poi magari ride per conto suo mezz’ora dopo perchè realizza che la storia era proprio carina e divertente. Attenzione, non ride dopo mezz’ora perchè non capisce, ride dopo mezz’ora perchè ha fatto sua la storia e la sta analizzando in ogni sua sfaccettatura, quando l’ha archiviata mettendo in ogni sezione le nuove informazioni si può permettere di lasciarsi andare e ridere.

Non è solo comico, può essere anche pericoloso, soprattutto con bambini troppo sensibili.

Una battuta sul nostro conto può risultare una grave offesa, può incrinare amicizie, può rovinare il rapporto professore-studente. Quando lo studente fa il buffone in classe si pensa che abbia un certo spirito comico, ed invece il buffone lo fa perchè non sa come comportarsi e di spirito comico non ne ha neanche una briciola.

Capita di pentirsi delle cose che si dicono, a volte si dicono perchè si crede di aver instaurato una certa confidenza, o perchè si crede che il contesto sia chiaro, o che sia recepito il tono che da una fumatura a quelle parole, a volte si dicono perchè si perde la pazienza o perchè non si trovano soluzioni e la frustrazione viene restituita a chi ci ha fatto uscire dai gangheri.

“Sei scemo?” quante volte ci scappa questa frase? Quante volte l’abbiamo detta con il sorriso? Eppure un disprassico prende la parola “scemo” e la analizza esattamente per quella che è, senza tono, senza contesto. “Mi odia, mi ha dato dello stupido! Non capisce! Che gli ho fatto di male?”… forse basterebbe trattenersi e provare a dire “Dai non fare lo scemo!” perchè fare non è essere.

Basta spiegare quello che si è appena detto, perchè lo si è detto, e il ragazzino DIS ha la possibilità di archiviare quella parola anche con la sfumatura di scherzo o rimprovero.

“Sto morendo” oppure “Muoio!” quante volte abbiamo detto questa frase in un momento di stanchezza fisica? Quante volte riferendosi per cose piuttosto banali come dopo aver fatto una corsetta, oppure portare la spesa, lo zaino, in braccio il figlio che non voleva camminare ecc. ecc.?

Mi è successo all’inizio della scuola, un pò per pigrizia, un pò per dolore reale alle gambe, un pò per disagio e un pò per cattiva alimentazione e mancanza di forze, di portare mia figlia a scuola a cavalluccio altrimenti non saremmo arrivate in tempo. Le volte che parcheggiavo in basso e dovevo fare la salita per arrivare in piazza a metà strada boccheggiavo e imprecavo, poi mi fermavo cercando di prendere fiato e mi usciva la solita frasetta scema “muoio! Pesi troppo!” Lì per lì sembrava non fregarle nulla, poi però certe sere prima di addormentarsi, o certe mattine salutandoci sulla porta d’ingresso della scuola, andava in panico e mi guardava come fosse l’ultimo nostro istante insieme.

L’ultima volta che l’ho detto ho realizzato che soffriva e mi sono corretta “Quando dico che muoio è perchè ormai sei grande e non riesco più a portarti sulla schiena senza fare una gradissima fatica. Quando mi manca il fiato mi viene da dire che muoio ma spero tu abbia capito che è un modo di dire, non sto morendo veramente 😀 semplicemente mi manca il fiato 😀 e tu pesi giusto per la tua età, perchè stai diventando una ragazzina” e si è calmata.

Sembra impossibile ma anche in scuole stupende e con maestre eccezionali, attentissime ai bisogni e alla personalità dei loro studenti, può capitare al bambino disprassico di fraintendere e andare in crisi. Ci vuole una grande sensibilità e pazienza per rimediare questi fraintendimenti perchè non è colpa del bambino se non ha capito il senso delle parole e non è colpa dell’insegnante che non può prevedere il grado di sensibilità. Durante il gioco in giardino alla scuola materna, mentre tutti facevano finta di cucinare con terra, foglie, bacche e rametti, una bimba porta alla maestra delle foglie per regalargliele e quella tutta felice del regalo dice “Bellissime! Le mettiamo nella minestra!” … la bambina smette di mangiare a scuola… credo che abbiate tutti capito di quale minestra stava parlando la maestra, la bambina però ha tolto la parola dal contesto, per lei la minestra era quella della mensa, e le era venuta anche una certa paura non vedendo a casa sua cucinare con foglie, rametti e bacche.

“Sei così pigro e lento che ti lasceremo in prima elementare” questo è stato detto in prima elementare a mio figlio per spronarlo, procurando l’effetto contrario visto che più che stare sui quaderni fino alle 22:00 a sei anni non era in grado di fare… smise completamente di provarci. La frase “Ti lasceremo in prima” era stata tolta dal contesto, ci aveva creduto in pieno, anche perchè quando gli dicevano che avrebbe saltato la ricreazione lo lasciavano veramente in classe. Chiesi un colloquio, me lo diedero dopo due settimane (ottimo sistema per quietare i genitori nervosi ma pessimo per i genitori dei DIS che si accorgono di questi stratagemmi e si alterano ancora di più) e mi trattarono da isterica con figlio super pigro, non era possibile che avesse creduto a quella battuta ingenua… ci aveva creduto sì! Cambiare la testa ad alcuni insegnanti non è possibile, così cambiammo noi, cambiammo vita radicalmente e la scuola in questi ultimi sei anni è sempre stata al primo posto nella scelta di dove andare a vivere.

Come interpreta un disprassico questi modi di dire?

Avere uno scheletro nell’armadio

Stare sulle spine

Avere la lingua biforcuta

Mettere una pulce nell’orecchio

TTD mano sul fuocoTTD perdere la testaTTD testa nel palloneMandatemi i vostri disegni con l’interpretazione di qualche modo di dire o di situazioni che vi sono capitate, sarò felice di pubblicarle sul sito con il vostro nome.

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Interpretazioni disprassiche – Bada a come parli. by Francesca is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 4.0 International