Da un pò di giorni stiamo rafforzando la conoscenza di potenza e radice quadrata. Tutto chiaro, esercizi compresi, esecuzione buona e poi per un’inezia mi sono accorta che pur sapendo elevare un numero al quadrato o al cubo, e fare una radice quadrata o una radice cubica, non aveva la più pallida idea della differenza reale tra i concetti sbagliando uno degli esercizi più facili del libro.
“Scusa rileggi il testo e rifai l’esercizio, forse ti sei distratta?” “non vedo errori” ” 🙁 l’esercizio chiede di calcolare i cubi perfetti” “sono questi…” “questi sono i quadrati…” “appunto…” I DSA possono imparare ad eseguire meccanicamente gli esercizi ma se non capiscano nella vita reale a cosa corrispondono i concetti poi vanno in confusione.
Chiacchierando con Kamisamà ho scoperto che in quarta elementare un’insegnante ha disegnato alla lavagna un cubo piatto dimenticandosi di dargli un pò di profondità per far capire ai ragazzini la differenza tra 2D e 3D. Mia figlia ha praticamente memorizzato che ogni faccia di un cubo si chiama cubo, e non la figura solida. Forse l’insegnante si è espressa male, forse mia figlia ha capito male, sta di fatto che mi sono sbrigata a correre ai ripari.

progettazione di numeri, numeri al quadrato e numeri al cubo sviluppati in piano
Abbiamo disegnato i numeri interi fino a 10, i loro quadrati e i loro cubi aperti sui fogli a quadretti di un cm, abbiamo dato loro il colore per 1D, 2D e 3D.
I numeri ad una dimensione non dovrebbero avere profondità ma non esistendo un filo sottilissimo di carta, né un cubo di tessuto, per i numeri naturali abbiamo usato strisce più sottili possibili ma abbastanza larghe da poter essere colorate e prese in mano.
Ho messo tutti e tre i tipi di oggetto insieme per farle fare un esercizio-esperienza di geometria pratica 🙂

oggetti ad 1, 2 e 3 dimensioni
e le ho chiesto di dividerli in gruppi in base se avessero una, due o tre dimensioni.
Mi ha guardato malissimo.
Camilla non capiva perché abbia voluto “perdere tempo” a costruire quadrati e cubi per farle fare un esercizio evidente, semplice, che richiedeva pochi istanti. Secondo me anche alcuni insegnanti la pensano come lei, cioè evitare di perdere tempo sulle cose apparentemente banali. La “perdita di tempo” per costruire un sistema compensativo, tattile, che viene usato per pochi istanti, garantisce la comprensione di tutti gli studenti grazie all’osservazione reale, non tramite disegni ed immaginazione o riflessione teorica e fa risparmiare tempo in seguito, senza dover ripassare ogni volta che sarà utile.
Camilla non dimenticherà mai più cos’è un numero al quadrato e un numero al cubo, ho sovrascritto la nuova informazione corretta su quella vecchia scorretta 🙂
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