La settimana scorsa era quella dei colloqui. La vivo sempre piuttosto male, osservo ogni volta il decadimento della scuola, la fatica degli insegnanti, le incomprensioni, il poco tempo per ogni genitore di capire di più e confrontarsi, l’inutilità dell’evento quando va tutto storto e non c’è modo di far sentire le proprie ragioni. Però questa volta è stato molto diverso.
Me lo ricordo ancora il colloquio dello scorso anno a scuola di Camilla, ho i brividi a pensarci, me lo ricordo ancora il viso della mia bambina a fine anno scolastico, grigio, quando ormai era uno straccio senza più volontà, disperata… era inutile però rimanere lì a piangersi addosso, ci siamo tutti messi in gioco per far si che la seconda elementare fosse diversa, le maestre, noi a casa e soprattutto lei che aveva scoperto, a soli 4 giorni dall’inizio del secondo anno di scuola, che avrebbe potuto leggere.
Come ci si sente bene e sollevate quando ai colloqui è tutto un elogio, quando vedi apprezzata tua figlia nella sua crescita, nel suo essere umana con pregi e difetti… ho fatto il pieno di energia.
Camilla legge, pochissimo i testi di scuola, molto di più quei libri che le piacciono, il punto non è cosa legga ma che legga, che scopra mondi nuovi, parole sconosciute, che si interroghi sulle storie. La mia bambina legge ed inventa avventure, le scrive sui quaderni, sui fogli volanti, se non li avesse scriverebbe su qualunque cosa, dallo scontrino alla carta igienica, dal tovagliolo al muro. Scrive perchè leggendo ha tante nuove idee in testa, e scrivendo sblocca giorno dopo giorno la sua incredibile timidezza, le sue paure del mondo, le sue difficoltà di linguaggio. Scrive e in questa maniera parla lo stesso.
Camilla legge perchè vuol sapere. Sa che nei libri c’è di tutto e vuole conoscerlo. Camilla è il tipo di bambina che diventerà quel tipo di adulto che in libreria annusa le pagine, che tocca con piacere le copertine, che ammira i disegni, che apprezza le versioni economiche ma che condanna chi stampa a cavolo su cartaccia, con brutti caratteri, senza dare alcuna rispetto alla storia, sarà quella che ride quando sfoglia i libri per bambini, che si porta i libri ovunque, anche in bagno, e li legge comunque, anche al buio, anche a testa in giù. Era tutto quello che avevo sempre sognato per lei ma non potevo imporle. Lo strano sogno di una mamma che ci è passata da bambina e che ha trovato le sue strategie. Ne ho solo parlato e lei ha colto per se stessa questa sfida.
Camilla mi ha tormentato per giorni, smaniosa, e alla fine è riuscita a comprare alla vendita scolastica il suo primo vero libro con i suoi soldi, non storie di principesse, principi e draghi, non favole… ha comprato un volume di Diario di una schiappa e nessuno di noi adulti ha provato a farle cambiare idea consigliandole testi più adatti alle bambine di 8 anni, perchè leggere è un piacere e ognuno legge ciò che desidera.
Ero lì, davanti alle maestre, a godermi finalmente un momento in cui “tutto va bene” anche se sappiamo le sue difficoltà, e mi hanno mostrato da lontano i risultati della classe a quelle prove di screening per l’individuazione precoce dei DSA, che nel nostro territorio vengono proposte in seconda elementare. La riga di Camilla era quasi perfetta! Non merita di essere segnalata. Certo Camilla sotto dettatura scrive nella direzione che le pare, può leggere allo specchio, quando è stanca non individua sempre correttamente bdpq, a volte prende fischi per fiaschi, a volte si dimentica le convenzioni della lettura in italiano e inverte certe sillabe, inventa nuove parole, quando rilegge è come se fosse sempre la prima volta, ma noi genitori e le sue maestre queste cose le sappiamo. Sappiamo anche che intervenire tempestivamente e precocemente ha portato una grande differenza sia sul risultato della lettura e scrittura, sia sulla comunicazione e infine sull’autostima per continuare a voler mettersi in gioco e provare. Ancora non abbiamo raggiunto quell’altro aspetto dell’autostima che ti fa vedere le cose esattamente per quelle che sono… finiti i colloqui, dopo che le ho fatto mille complimenti, mi ha chiesto se allora era garantito che andasse in terza l’anno prossimo 😀 Mia figlia scivola e si rialza, a volte si lagna eccessivamente, a volte bisogna darle la mano ma quando si sente a suo agio ti molla lì ad aspettarla mentre lei va a conoscere il mondo. Mia figlia si rifiuta quando non si sente a suo agio, categoricamente ha snobbato computer e libro digitale quando ha scoperto che avrebbe potuto leggere su carta. Quella tavola riassuntiva dei risultati della classe aveva più di un rigo segnato, ci sono in classe diversi bambini che hanno ancora delle difficoltà su uno o più settori (questo non significa automaticamente che siano DSA ma che bisogna seguirli con attenzione). Ho sentito il cuore stringersi. Con Camilla mi sono messa in gioco, ho sfidato le mie paure, mi sono chiesta se per un bambino in difficoltà è meglio lasciar stare e aspettare la diagnosi oppure se far di tutto, subito, per raggiungere i livelli degli altri con strategie personalizzate e creative. Mia figlia è stata sostenuta correttamente e nei test non risulterà DSA, non verrà mai riconosciuta come dislessica… eppure il suo cervello si muove diversamente. Farà una grandissima fatica a studiare se verrà limitata nelle sue capacità, ma non avrà un trattamento diverso o penalizzante. Non sarà costretta a dipendere da me, dall’insegnante di turno, dall’azienda sanitaria…
Camilla è libera di leggere… non era vero che non amava leggere, che non le piaceva, solo non poteva e soffriva negando e allontanando ciò che la faceva stare male.
E gli altri bambini?
Avevo bisogno di questa spinta emotiva per mettere giù un programma 5-8 anni che ho in testa da mesi. Ci sono tanti altri bambini che come lei, sostenuti a casa e a scuola da genitori ed insegnanti che sanno cosa fare, possono leggere anche se dislessici o in difficoltà. E allora cambiamo il mondo, permettiamo ai bambini di farcela da subito.
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